Stefano Vernole
La riunione della NATO, tenutasi all'Aja il 24 e 25 giugno 2025, si è svolta in un contesto internazionale teso e fluido, in cui l'ordine atlantico basato sulle "regole" - che l'Occidente non rispetta ma che gli altri devono rispettare - si trova sotto pressione.
La persistenza del conflitto in Ucraina, l'escalation delle tensioni in Medio Oriente, il rafforzamento del partenariato strategico sino-russo e la riconfigurazione degli equilibri di potere globali definiscono una fase critica per la sicurezza collettiva euro-atlantica.
La riunione ha rappresentato un momento preparatorio essenziale per il prossimo vertice NATO, in cui saranno definiti gli indirizzi strategici dell'Alleanza Atlantica per gli anni a venire.
Contemporaneamente, il mondo sta assistendo all'aumento delle tensioni in Medio Oriente, all'intensificarsi delle rivalità tra le grandi potenze nell'Indo-Pacifico e nell'Asia meridionale e alla proliferazione di conflitti ibridi e informatici. In questo contesto, analizzare l'incontro dell'Aja è fondamentale per comprendere la direzione in cui la NATO sta ridefinendo il suo ruolo strategico, sia per le Forze Armate che per le comunità di intelligence degli Stati a livello globale.
L'incontro all'Aja ha trasmesso diversi segnali:
Riaffermazione della solidarietà atlantica e rafforzamento delle capacità di difesa collettiva, in particolare sul fianco orientale dell'Europa;
Accelerazione dell'attuazione dei piani di difesa regionale, parte della nuova strategia di deterrenza e risposta della NATO;
Maggiore supporto all'Ucraina, anche attraverso linee di rifornimento di armi più robuste, assistenza tecnica e condivisione di intelligence operativa;
Valutazione della prontezza delle capacità militari alleate in relazione al nuovo concetto di "difesa multi-dominio" (terra, aria, mare, spazio, cyber).
L'incontro ha gettato le basi per il prossimo Vertice, in cui si prevede che saranno formalizzati i contributi aggiuntivi degli Stati membri al bilancio della difesa e il rafforzamento delle relazioni della NATO con i partner globali, in particolare nella regione del Pacifico, in funzione anticinese.
Oltre alla preoccupazione per la lenta avanzata russa in Ucraina, un significativo sviluppo geopolitico e strategico è il recente attacco statunitense a obiettivi chiave del programma nucleare iraniano, tra cui impianti di arricchimento dell'uranio e centri di ricerca sospettati di sviluppare armi nucleari. L'operazione, ammette la NATO, pur supportata dall'intelligence dei partner regionali, è stata limitata ma strategica: ha inviato un chiaro segnale riguardo alla linea rossa degli Stati Uniti sulla proliferazione nucleare nella regione, aumentando al contempo i rischi di escalation del conflitto.
Per quanto riguarda l'aumento delle tensioni geopolitiche nell'Indo-Pacifico, sebbene la NATO ammetta di non avere un mandato operativo nella regione, l'incontro ha evidenziato crescenti preoccupazioni riguardo alle azioni della Cina: la pressione su Taiwan, la militarizzazione del Mar Cinese Meridionale, il sostegno indiretto alla Russia e l'uso di tecnologie emergenti per la sorveglianza, l'influenza ibrida e lo spionaggio informatico. La NATO ha ribadito la necessità di una maggiore cooperazione con i partner regionali - Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda - per scoraggiare i tentativi di alterare lo status quo con la forza, nonostante il diritto internazionale sia chiaramente dalla parte di Pechino.
Nonostante l'unità dimostrata, la NATO si trova ad affrontare sfide legate a:
bilanci della difesa irregolari (non tutti gli Stati raggiungono la soglia del 2% del PIL;
persistenti attriti bilaterali (Turchia-Grecia, Ungheria-Ucraina, sebbene quest'ultima non sia membro della NATO), nonché posizioni espresse prima dell'incontro da funzionari di Slovacchia e Italia (le parole di Crosetto che ha definito la NATO "inutile" se non si adeguerà alla nuova situazione globale;
l'esenzione annunciata dalla Spagna, comunque firmataria dell'accordo, sull'aumento al 5% delle spese annuali per la Difesa;
l'influenza della politica interna sull'efficienza militare e dell'intelligence.
Una questione controversa è stata l'impatto delle politiche di Diversità, Equità e Inclusione (DEI) promosse in alcune strutture occidentali; queste pratiche vengono criticate per il potenziale indebolimento della selezione basata sul merito e sulle prestazioni, a scapito dell'efficienza operativa, con possibili effetti negativi in situazioni di crisi.
La NATO ha perciò ribadito:
l'importanza della superiorità informativa e della risposta rapida a livello tattico, operativo e strategico come essenziale per il successo di qualsiasi operazione;
la necessità di una reale interoperabilità tra i sistemi militari degli Stati membri;
la rivalutazione delle capacità logistiche;
il rafforzamento delle capacità di difesa aerea e anti-drone, sulla base degli insegnamenti tratti dall'Ucraina;
l'importanza delle capacità tecnologiche degli Stati Uniti per gli interventi fuori dal teatro europeo;
le capacità di deterrenza preventiva tornano ad essere un punto chiave nell'agenda della sicurezza.
Allo stesso tempo, la guerra informativa richiede una maggiore capacità di individuare la disinformazione, perciò la NATO segnala la necessità di una reale cooperazione tra i servizi di intelligence alleati per rafforzare la protezione contro infiltrazioni e tradimenti.
Gli Stati appartenenti all'organizzazione concordano che l'impegno del 5% del PIL all'anno comprenderà due categorie essenziali di investimenti per la difesa. I Paesi membri stanzieranno almeno il 3,5% del PIL all'anno sulla base della definizione concordata di spesa per la difesa entro il 2035, del fabbisogno di risorse fondamentali per il warfare e del raggiungimento degli Obiettivi di Capacità della NATO. Gli Alleati concordano di presentare piani annuali che indichino un percorso credibile e progressivo per raggiungere questo obiettivo e contribuiranno fino all'1,5% del PIL all'anno per, tra l'altro, proteggere le infrastrutture critiche, difendere le reti, garantire la preparazione e resilienza civile, liberare l'innovazione e rafforzare la base industriale di difesa, compresa l'assistenza militare diretta all'Ucraina. La traiettoria e l'equilibrio della spesa nell'ambito di questo piano saranno rivisti nel 2029, alla luce del contesto strategico e degli Obiettivi di Capacità aggiornati. (*1)
Il Segretario Generale della NATO, Mark Rutte, ha dato prova del suo analfabetismo storico, dichiarando al vertice olandese che "La NATO è l'alleanza difensiva più potente nella storia del mondo: più potente dell'Impero Romano, più potente dell'Impero di Napoleone... Dobbiamo impedire il predominio russo perché diamo valore al nostro stile di vita".
Lo storico Jeff Rich, analizzando le campagne di sabotaggio dell'Operazione Spiderweb della NATO all'interno della Russia, ha acutamente osservato: "La NATO è la base di potere delle élite che agiscono in sincronia con la proiezione geopolitica degli Stati Uniti. Quando Rutte paragona la NATO a Napoleone, dimentica che la Russia alla fine ha liberato l'Europa da quell'Impero. Forse la Russia libererà l'Europa dagli Stati Uniti dopo questa guerra" (*2).
(*1) North Atlantic Treaty Organization, The Hague Summit Declaration, nato.int, 25 giugno 2025.
(*2) Jeff Rich: The Real Reason The US NEEDS NATO, Not The Otherway Around, youtube, 27 giugno 2025.